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Assalto a Villa del Lieto Tramonto - Minna Lindgren - copertina
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Assalto a Villa del Lieto Tramonto

Descrizione


Dopo Mistero a Villa del Lieto Tramonto e Fuga da Villa del Lieto Tramonto, la Trilogia di Helsinki si chiude con una nuova commedia dolceamara, che ci trasporta in un mondo non troppo futuribile e dimostra, con intelligente e tenera ironia, che all’avanzata della tecnologia si può anche resistere.

«Tra ironia e propensione all'avventura, Minna Lindgren descrive il lato scanzonato della vecchiaia; la sua serie diverte il lettore e fa vincere l'ottimismo.» - La Repubblica

«La terza età raccontata con il migliore umorismo finlandese.» - Gioia

«Ascoltatemi bene, miei compagni di morte! Dobbiamo smetterla di terrorizzarci a vicenda con il giorno dell'apocalisse. Io dico che potremmo far scoppiare una guerra qui al Lieto Tramonto. Su, forza, cosa stiamo aspettando?»

Villa del Lieto Tramonto non è più la stessa. Un avveniristico progetto di teleassistenza, combinato alle stravaganti invenzioni della domotica, ha scombussolato ritmi e abitudini della residenza per anziani alla periferia di Helsinki. Che fare se il frigorifero parlante ripete all’infinito la lista degli alimenti in scadenza? Come intrattenere il robottino da compagnia per evitare la raffica dei suoi stupidi quiz? Tra una partita di canasta e un caffè solubile, sono questi i nuovi argomenti di conversazione di Siiri, Irma e Anna-Liisa, le tre arzille e affiatate amiche che mai avrebbero immaginato – a novant’anni suonati – di doversi difendere dai minacciosi prodigi della tecnica. Da quando il personale in carne e ossa è stato licenziato, gli ospiti del Lieto Tramonto comunicano con l’esterno attraverso sofisticate e irritanti pareti intelligenti, mentre le macchine si occupano di tutto. Ma chi controlla dal cloud questa fredda tecnologia e chi lucra sul suo massiccio impiego? I dubbi si infittiscono nell’impavido e inseparabile terzetto di nonnine dopo la comparsa di misteriosi volontari: si presentano come fervidi credenti, ma la loro ostinazione nel racimolare donazioni in denaro è a dir poco sospetta. Per fare luce sulle loro reali intenzioni serviranno tutto il sangue freddo di Siiri, la spensierata vaghezza di Irma, l’acume di Anna-Liisa... e un inatteso aiuto della cara, vecchia Madre Natura. Dopo Mistero a Villa del Lieto Tramonto e Fuga da Villa del Lieto Tramonto, la Trilogia di Helsinki si chiude con una nuova commedia dolceamara, che ci trasporta in un mondo non troppo futuribile e dimostra, con intelligente e tenera ironia, che all’avanzata della tecnologia si può anche resistere.
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Dettagli

2017
16 marzo 2017
240 p., Brossura
Ehtoolehdon tuho
9788845426315
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Indice

Le prime pagine del libro

Siiri Kettunen temette di essersi risvegliata in un incubo. Immobile accanto al letto, fissava a occhi sbarrati la parete luminosa rossa fiammeggiante dinanzi a sé. Con i piedi ancora intorpiditi infilati nelle pantofole e i capelli bianchi arruffati, sentì il solito fischio in la crescere fastidiosamente all’orecchio destro. Se non altro era ancora viva.
«Buongiorno, Siiri! Gli infermieri di turno oggi sono: nessuno! Per maggiori informazioni sulla notte appena trascorsa, premi 1!»
Siiri provò a pigiare il numero che ballava sul touch screen vicino a una faccina gialla sorridente. La “parete intelligente”, tutti la chiamavano così, non era una tv né un computer, e neppure un tablet come la tavoletta verde di Irma. Si trattava di una parete vera e propria, imbottita di un’intelligenza artificiale senza confini, che doveva servire a dare serenità e sicurezza agli anziani di Villa del Lieto Tramonto.
Al primo tentativo, la mano aveva tremato tanto che non ci fu alcuna reazione. Bersaglio mancato.
La vecchina allora bloccò la destra con la sinistra, si concentrò con tutte le sue forze e finalmente riuscì a centrare il numero ballerino che s’inchinò come a dire “grazie per avermi scelto!”.
«Tempo trascorso a letto: 8 ore 25 minuti. Sonno: 7 ore 5 minuti. Totale di sonno tranquillo: 3 ore 47 minuti. Sonno utile: 88 per cento. Apnee notturne: episodiche, per un totale di 27 minuti. Movimenti: 229, per una durata di 1060 secondi. Disturbi nei movimenti periodici degli arti: 0. Frequenza cardiaca: 52. Reazione allo stress: 25 per cento» snocciolò la parete intelligente.
Cosa significavano quei dati? Siiri non ci capiva niente. Si era mossa 229 volte in 8 ore e 25 minuti… e quindi? Doveva preoccuparsi? Era troppo, o troppo poco? Scoprire di russare la divertì. Se la prendeva sempre con suo marito perché russava ed ecco, ora sapeva di farlo. A dire il vero, però, la buon’anima era un trattore che attaccava appena chiusi gli occhi e si spegneva solo al mattino. Siiri ripensò a lui e tirò un profondo sospiro. Russava, eccome se russava, ma avevano dormito fianco a fianco nello stesso letto per cinquantasette felici anni.
«Se desideri altre informazioni, premi 1!»
La parete intelligente la destò dal malinconico flusso di ricordi: lampeggiava con tale foga che doveva avere per forza qualcosa d’importante da dirle. Un buffo cucciolo d’orso, sempre che non fosse un pesce, si dimenava sul display per stuzzicare la curiosità della vecchina ancora insonnolita.
Siiri si concentrò nuovamente per riuscire ad acciuffare quell’orsetto tutto smancerie. Voleva sapere cosa aveva in serbo per lei la parete intelligente.
«Buon compleanno! Oggi compi novantasette anni! Tanti auguri dallo staff di Risveglio della fede!»
Già, come se per ricordarselo le fosse servito un promemoria.
Novantasette. Ai cento mancava un soffio, ma lei e Irma avevano deciso: mai e poi mai avrebbero resistito tanto. Dopo i cento, solo guai. Una signora del primo piano, scala A, tanto per dirne una, al suo centocinquesimo compleanno era stata invitata dal consultorio pediatrico al test sullo sviluppo psicomotorio. Il sistema informatico, incapace di gestire età a tre cifre, l’aveva fatta tornare una bambina dell’asilo. Siiri si sarebbe presentata volentieri, quei test erano un vero spasso: disegnare un triangolo, camminare lungo una linea retta, mica cosette da poco per gente di centocinque anni. Ma la signora della scala A, oltre a non andarci, scatenò una polemica furibonda lamentandosi a destra e a manca finché non tirò le cuoia, ben prima che i reclami raggiungessero il responsabile del consultorio.
«Grazie di cuore» disse Siiri alla parete che, nel farle gli auguri, l’aveva accecata con l’immagine di una rosa rosso fuoco. Pigiò l’indice in un punto a casaccio, non aveva ancora ben capito dove fosse il pannello dei comandi né come dare ordini a quell’affare. Ora a Villa del Lieto Tramonto funzionava tutto così: un continuo strofinare e digitare su aggeggi elettronici. L’intelligenza artificiale era disseminata ovunque, permeava qualsiasi oggetto e azione.
Posavi il dito, anche per sbaglio, e click!, succedeva qualcosa di tremendamente intelligente. Il piccolo bilocale di Siiri era zeppo di sonde, sensori, chip, trasmettitori e videocamere che monitoravano la sua esistenza.
Da qualche parte, nelle viscere del materasso, un arguto marchingegno la controllava senza sosta anche mentre dormiva. Se fosse caduta senza rialzarsi abbastanza alla svelta, uno dei microcervelli ficcati nel pavimento avrebbe allertato il centro per le emergenze, e un’équipe di paramedici si sarebbe precipitata da lei a bordo di un’ambulanza per aiutarla a rimettersi in piedi. In Finlandia erano tutti d’accordo: morire per terra, magari a casa propria, era assai più tragico che in un letto di ospedale.
Persino il Parlamento, riunito in seduta plenaria, aveva affrontato la questione in un acceso dibattito e Siiri, che seguiva spesso le dirette parlamentari assieme alle amiche Irma e Anna-Liisa, non si era persa la puntata.
Comunque fosse, la vita in una “casa intelligente” poteva risultare molto divertente, prendendo per il verso giusto le sorprese messe a punto dalle macchine. Impossibile prevedere, per esempio, le trovate del frigo. Aprirlo era diventata un’avventura.
«Elimina. Subito. Latte. Mezzo. Litro. Avariato. Scadenza. Oggi» disse quella mattina.
Il frigo di Siiri era una ragazza, piuttosto energica ma un po’ troppo piena di sé. Irma, invece, per il suo aveva impostato la voce di un uomo anziano, e c’era stato da ridere quando avevano scoperto che era quella dell’ex conduttore di Yleisradio. Tutti i loro coetanei lo conoscevano, per anni aveva annunciato i tassi di cambio del marco e il bollettino del mare. Irma aveva preso a rivolgersi al suo frigo come a uno spasimante, lo chiamava “mio cavalier Sigfrido” e provava disperatamente a insegnargli a dire “toorta” al posto di “torta”.
«Un pappagallo è più dotato!» aveva borbottato una volta spazientita perché l’addestramento tenace non portava risultati.
All’inizio, il frigo parlante era parso agli anziani un diversivo, uno svago spassoso in assenza di un gatto, un marito o una moglie a tenere compagnia. Una sua utilità comunque ce l’aveva: li salvava da intossicazioni e diarree. Molti non riuscivano a leggere la scadenza sui prodotti e finivano per mangiare cibo andato a male. Capitava che si scordassero per due settimane un pezzo di salmone, ridotto a quel punto a una poltiglia verdognola, in qualche anfratto. Dimenticanze simili provocavano un fetore tale che una volta, nell’appartamento di una ospite, era scattato l’allarme per il rilevamento degli odori nocivi, scambiato da molti vecchietti per la sirena di un raid aereo della Seconda guerra mondiale.
Siiri voleva mettere tranquillo il suo frigo, e così cominciò la colazione mandando giù il mezzo litro di latte in scadenza quel giorno. Ormai sapeva che, se l’avesse lasciato all’interno, la sua ragazza avrebbe iniziato a lamentarsi fastidiosamente. Con il pasticcio di fegato e riso prossimo ad andare a male succedeva sempre così.
«Non hai seguito le istruzioni. Non hai seguito le istruzioni. Non hai seguito le istruzioni» ripeteva per ore nello stesso tono, calcando troppo la prima sillaba di ogni parola.
Sorbirsi le prediche di un frigorifero era umiliante, un anziano poteva anche rimetterci le penne, perdere la voglia di vivere, lasciarsi sprofondare mortificato su una sedia e non rialzarsi mai più. E tutto per un po’ di pasticcio di fegato con qualche ora di troppo.
«Per quanto mi riguarda, meglio le prediche del mio cavalier Sigfrido di quelle dei volontari» avrebbe detto ora Irma se fosse stata online, parolina ripetuta spesso dai volontari per educare i residenti al loro nuovo habitat. Nella residenza, non prestava più servizio del personale vero e proprio. Nessuna istruttrice di ginnastica né maestra di bricolage, niente addetti alla mensa, ai servizi sociali, responsabili di reparto, infermieri né tantomeno tirocinanti in Scienze geriatriche, o immigrati assunti a tempo determinato in nome dell’integrazione. C’erano solo macchine, e un gruppetto di volontari che ammaestrava i residenti all’uso dei dispositivi elettronici.
Villa del Lieto Tramonto ormai non era più un terminal qualsiasi per anziani nel quartiere Munkkiniemi, zona ovest di Helsinki. Dopo una ristrutturazione durata quasi due anni, e dimostratasi molto più estesa del previsto, era stata completamente rinnovata, venduta a una società internazionale quotata in borsa e convertita in un progetto pilota di teleassistenza agli anziani a monitoraggio remoto, con il sostegno di ben tre ministeri diversi. Per politici e imprenditori, trasformare gli ospiti in animali da laboratorio significava non solo salvare la società, ma anche risolvere il problema più esplosivo per il futuro del pianeta: i vecchi. La Finlandia si sarebbe ripresa dalla recessione economica non appena una versatile tecnologia clinica e assistenziale avrebbe conquistato il mondo, dimostrando ancora una volta di quali miracoli fosse capace un singolo ingegnere finlandese se ci si metteva di buzzo buono.
«Questo è il nostro ultimo favore alla società» disse Siiri tra sé, ripulendo il tavolo dalle briciole della colazione con i pantaloni di un vecchio pigiama. Aveva mangiato un uovo sodo e qualche galletta di segale. Li aveva mandati giù a forza, non aveva fame, non più. Mangiava principalmente per senso del dovere.
Quasi l’avesse sentita borbottare, lì da sola circondata da sensori e sonde, proprio in quell’istante sulla parete intelligente apparve gigantesca la testa di Irma, con i capelli bianchi ricci e arruffati, i vistosi orecchini di brillanti e briciole di torta agli angoli della bocca.
«Dannato aggeggio!» stava gridando. Non guardava Siiri, fissava imbufalita qualcosa di lato. «Per la miseria! “Dì il tuo nome e premi enter”… ma va a quel paese!»
Seguì un tonfo sinistro e Irma sparì dallo schermo. Le Nozze di Figaro tuonavano in sottofondo. Siiri tese le orecchie e identificò la scena. Primo atto: il conte d’Almaviva scopre Cherubino nascosto sotto una sedia nella stanza della cameriera Susanna. E Irma riapparve, ora con lo sguardo dritto al centro dello schermo, come se ce l’avesse a morte con Siiri.
«Ir-ma Län-nen-lei-mu. Enter! Come accidenti funziona questo coso? Uffa e riuffa, fatemi uscire da qui… Com’è che uno non può uscire da casa sua! Aiutatemi, abbiate pietà! Esiste ancora qualcuno che lavora da queste parti, o vi siete estinti? Ehilà, qualcuno mi sente?»
Irma uscì di nuovo dal raggio della videocamera, ma Siiri sentiva chiaramente i suoi lamenti, assieme al trambusto che la scoperta di Cherubino aveva scatenato alla corte d’Almaviva.
L’amica era sempre più nel panico. Strillava e bestemmiava, sospirava, guaiva e di tanto in tanto spuntava nello schermo con le mani tra i capelli. All’improvviso la musica cessò e ci fu un silenzio a dir poco agghiacciante, rotto dal Pietà, Signore di Alessandro Stradella cantato a squarciagola da Irma. Siiri afferrò la vestaglia, l’infilò e si precipitò a salvare la sua amica.

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Minna Lindgren

Minna Lindgren è una giornalista finlandese, residente a Helsinki. Nel 2015 pubblica il suo romanzo d'esordio, primo di una trilogia, Mistero a Villa del Lieto Tramonto, tradotto in molti paesi tra cui Germania, Inghilterra, Francia, Stati Uniti.

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