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Degno seguito del primo libro..da leggere..
Secondo appuntamento con le vittoriane ragazze in corsetto di Libba Bray. L'autrice mantiene il vincente schema di bilanciare il romanzo tra lo "storico" e il "fantasy" cercando di non deludere nessuno. Seppure la parte più approfondita, risulta essere quella più "storica". Se in "Una Grande e Terribile Bellezza" avevamo conosciuto le ragazze solamente all'interno della Spence Academy e in uno spicchio di Regni, in questo secondo capitolo le cose cambiano perché è arrivato Natale e le ragazze si apprestano a lasciare la scuola per le vacanze. Veniamo catapultati in una Londra a cavallo tra gli sgargianti ricevimenti mondani e il lato più oscuro di una città così architetturalmente suggestiva in una stagione invernale, con le sue nebbie, i suoi docks e le luci a gas (ma all'inizio del primo episodio non stavano sostituendo i lampioni con l'elettricità?). Per quanto riguarda la parte più luminosa di Londra, è forse altrettanto spaventosa che il corrispettivo oscuro, in quanto il libro sviluppa parecchie tematiche adulte a partire proprio dal descrivere la società londinese dei tempi, con distacchi sociali tra gli abbienti e tutti coloro che non lo sono. I valletti e i carrozzieri attendono fuori al freddo durante le feste in maestose residenze, i più poveri vivono direttamente ghettizzati in sobborghi malfamati. Durante ricevimenti e balli, l'unica cosa che conta è l'apparenza, essere, specie per le donne, sempre perfette e al di sopra di ogni pettegolezzo per proseguire l'ascesa nella società. Proprio il femminismo è l'altro argomento su cui Libba preme far riflettere la protagonista, Gemma Doyle, ormai (ma sarebbe da dire "finalmente!") fattasi donna e in balia della famiglia e del rigore delle regole imposte dalla società, dove le donne devono mantenere educazione e contegno in ogni minimo particolare. Ma questo ovviamente crea problemi riguardo il concetto di "amore", infatti la tematica si sposta anche su: può riuscire un uomo amare veramente una donna pur conoscendola solamente nella sua apparenza? Eppure la regina è una donna, continua a domandarsi speranzosa Gemma... Non finisce qui, l'autrice fa salire la qualità del romanzo sdoganandolo completamente dall'essere ritenuto per "ragazzi" solamente per via delle protagoniste di 16 anni, introducendo interessanti problematiche di tutti i giorni. Si tratta infatti in modo più approfondito (fu solamente sfiorato nel primo episodio) il problema della dipendenza alle droghe e sono le persone più giovani a combatterle, il che va a cozzare con il moderno affibbiare tutte le colpe ai giovani, quindi Libba ottiene una doppia denuncia e in più cerca disperatamente di infondere speranza nei ragazzi. Poteva Libba quindi ritenersi soddisfatta? No! Con un colpo da maestro, piazza addirittura la lotta all'abuso sui minori in questo contesto che a questo punto svela quindi completamente il suo significato di nu-gothic, cioè, oltre che per il lato fantastico, l'affrontare tematiche attuali attraverso una società del passato. Veniamo ora al lato fantasy, questi Regni che, al di la dell'immensa meraviglia della loro apparizione, non hanno rivelato molto nel primo episodio. "Angeli Ribelli" incupisce di molto la storia, non solo la Londra quasi sempre notturna fa da sfondo, ma anche il continuo degrado ambientale dei Regni e le continue paure causate da visioni inquietanti e timori dovuto al fatto di non potersi fidare di nessuno perché la corruzione è in atto. Finalmente si esce dal metro quadrato di giardino dove scorrazzavano le ragazze, rivelando altre zone e personaggi. Tutto questo è comunque gestito "in piccolo", non c'è niente di grandiosamente emozionante e le zone, sia a livello narrativo, sia come impressione, sembrano essere troppo posizionate per bene, manca del tutto il senso di perdersi in dei Regni che dovrebbero avere un'estensione pressoché infinita! Mentre il mondo presentatoci è quasi bidimensionale, nonostante Libba ci faccia forzatamente ricordare tramite Gemma che ci sono tanti sentieri... l'unica cosa che riesce a illudere il lettore che si facciano lunghi viaggi è la missione principale, cioè il ritrovamento di un antico Tempio senza avere nessuna mappe. Ma è solo un'impressione che delude. Nonostante questo, le ambientazioni possiedono comunque un certo carisma che riesce a stimolare l'immaginario come se si fossero comunque visitate. Niente di epico... ma ho trovato gradevoli gli spostamenti attraverso il fiume con una particolarissima chiatta parlante (che mi ha ricordato un po' la barchetta di Link in "The Legend of Zelda - The Wind Waker", per chi conosce questo epicissimo videogame). Altra cosa che personalmente non ho gradito è la questione del bestiario. Ci sono abitanti, creature, in questi Regni ma... non so, è come se sbucassero senza molto senso. Non dico di enunciare le origini di ogni popolo in divagazioni tolkeniane, ma vedersi sbucare fuori centauri così senza sapere nulla di chi sono, del loro ruolo... tipo Fiorenzo di Harry Potter. Lì funziona per il lato fiabesco, ma qui sarebbe stato necessario un più degno background. Vale ovviamente anche per altre creature (non che ce ne siano molte... altre 2), si salvano giusto quelle oscure che, proprio per il loro essere misteriose, non c'è troppo bisogno di capire il loro ruolo. Insomma, la questione "io esisto perché... sono un essere magico!" non la gradisco. La storia comunque regge grazie ai personaggi, dei quali è meglio non svelare nulla per evitare anticipazioni, diciamo solamente che le nuove introduzioni sono ottimamente gestite, ma anche il gusto di vedere sotto nuovi occhi vecchie conoscenze. Riguardo alle ragazze... io non vedo in Gemma Doyle una protagonista carismatica, possiede i poteri e tiene unito il gruppo, diciamo che è la più equilibrata, ma forse proprio per questo motivo manca spesso di mordente. Ma quando sono insieme è sempre un ottimo gruppetto di amiche ma non troppo, anche in questo Libba mantiene una visione adulta, senza far vivere un'amicizia costantemente rose e fiori, ma con screzi e soprattutto pensieri assolutamente umani. Posso citare il fatto che Gemma, col pur tutto il bene che vuole ad Ann, comunque non la vorrebbe assolutamente invitare a passare le vacanze con sé. Sono chicche che danno tantissimo riscontro nella caratterizzazione. Libba Bray inoltre si diverte a depistare il lettore lasciandolo senza neanche qualche dubbio riguardo allo svolgimento, per poi... cambiare tutto. Perché in questo romanzo cambieranno molte cose date per scontate... il finale è molto meno autoconclusivo del primo romanzo, quindi è forte l'attesa per conoscere cosa accadrà da ora in poi. Un plauso alla scelta di un estratto di "Paradiso Perduto" di John Milton come introduzione al romanzo, veramente d'effetto... ma esagerata confronto allo scontro finale di certo non così epico.
Ho amato "Una grande terribile bellezza" e ho amato anche questa seconda parte della storia! Sono in trepidante attesa del terzo libro! E' molto avvincente come lettura, un pò "Jane Austen", un pò di piccante e un bel pò di magia, vera e di atmosfera. Lo consiglio caldamente!!
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