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Amrita - Banana Yoshimoto - copertina
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Amrita

Dettagli

8
2008
Tascabile
312 p.
9788807815201
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Indice


Le prime frasi

MELANCHOLIA
(Alcuni anni prima)

Essendo un animale notturno, in genere vado a letto dopo lo spuntare dell'alba. E di regola non mi sveglio mai prima dell'una.
Perciò quel giorno fu un caso eccezionale. Intendo il giorno in cui mi arrivò il primo pacco da Ryuichiro.
Sì, quella mattina all'improvviso il mio fratellino entrò nella mia stanza sbattendo la porta e si mise a scuotermi con tutte le sue forze.
"Svegliati, Sakumi, svegliati! È arrivato un pacco!"
Sollevandomi a fatica, mormorai:
"Cosa?".
"C'è un pacco grandissimo per te!"
Yoshio era talmente eccitato che se avessi fatto finta di niente continuando a dormire, si sarebbe messo a saltare sul letto. Non avendo scelta, mi rassegnai a svegliarmi del tutto e a scendere al piano di sotto. Feci le scale con lui appiccicato addosso.
In cucina c'era mia madre seduta al tavolo che mangiava del pane. Annusai nell'aria un delizioso profumo di caffè.
"Buongiorno," dissi.
"Buongiorno," rispose mia madre guardandomi stupita. "Come mai già in piedi? Non è un po' presto per te?"
"È questa peste che mi ha buttato giù dal letto. Non dovrebbe essere all'asilo?"
"Ho un po' di febbre," disse mio fratello, sedendosi di botto su una sedia e afferrando un pezzo di pane.
"Ah, ecco perché tutta questa animazione," dissi.
"Anche tu eri così da piccola. Quando sembravi elettrizzata senza ragione, scoprivo sempre che avevi la febbre," commentò mia madre.
"E gli altri?"
"Dormono ancora."
"Ah, già, sono solo le nove e mezza," sospirai.
Ero andata a dormire alle cinque. Ed ero ancora frastornata da quel brusco risveglio.
"Vuoi anche tu il caffè, Sakumi?"
"Ma sì, lo prendo."
Mi sedetti. Dalla finestra che mi stava di fronte entravano i raggi diretti del sole del mattino, e la loro luce, a cui da tempo avevo perso l'abitudine, sembrava penetrare in ogni mia fibra. La figura di mia madre di spalle, nitida e minuta, che sfaccendava in cucina, mi faceva pensare a una ragazzina che gioca a fare la giovane sposa.
La mamma in effetti è ancora giovane, aveva diciannove anni quando sono nata. Vuol dire che all'età che ho io adesso lei aveva già due figli. Una cosa per me inimmaginabile.
"Eccoti il caffè. Vuoi un po' di pane?"
Anche le mani che mi porgevano la tazza erano belle. Non sembravano assolutamente mani che aveva fatto lavori di casa per più di vent'anni. Mi piaceva molto una mamma come lei, ma allo stesso tempo mi faceva un po' rabbia. Mi sembrava sleale nei confronti del mondo che sapesse schivare così bene il passare del tempo.

La mamma ai suoi tempi doveva essere una di quelle ragazze – in ogni classe ce n'è immancabilmente una – non bellissime ma dal fascino e dalla sensualità particolari, che fanno strage tra gli uomini più maturi. Quando mio padre la sposò lei aveva diciannove anni, lui quaranta. Ebbero due bambine: io e Mayu. Poi lui fu colpito da un embolo al cervello e morì.
Sei anni fa, mia madre si risposò. Nacque mio fratello, ma l'anno scorso lei e il marito si sono divisi.
Una volta persa la forma tradizionale "padre-madre-figli", la nostra casa si è trasformata in una pensione.
Ora in casa siamo cinque: oltre a mia madre, me e mio fratello, stanno "a pensione" da noi la cugina Mikiko, che studia all'università, e Junko, un'amica d'infanzia della mamma, che si è stabilita da noi per problemi personali.
È una strana combinazione, ma ci siamo adattati bene a questa specie di gineceo, e tutto sommato il nostro ménage mi piace. E poi la presenza di un bambino piccolo, come un cucciolo in giro per casa, ci raddolcisce e ci tiene più unite.
La mamma per una volta ha un compagno più giovane di lei, ma un po' perché mio fratello è ancora piccolo, un po' perché non vuole fare altri errori matrimoniali, al momento non sembra intenzionata a risposarsi. Il suo compagno viene spesso a casa, e siccome va abbastanza d'accordo anche con Yoshio, non è escluso che prima o poi possa venire a vivere con noi. Ma fino ad allora, tutto fa pensare che manterremo questo insolito equilibrio. Per vivere insieme non sono necessari i legami di sangue.
Lo pensavo anche quando il mio secondo padre abitava con noi. Era una persona timida, gentile, buona, perciò quando se ne andò provai molta tristezza. Non riuscivo a liberarmi da quella cappa di insopportabile malinconia che cala su una famiglia, quando questa perde uno dei suoi membri.
Forse per questo ho cominciato a convincermi che se alla guida di una casa c'è una persona (nel nostro caso la mamma) dotata di un certo grado di maturità e capace di mantenere un minimo di disciplina tra gli abitanti, gli individui che vivono sotto lo stesso tetto col tempo finiscono sempre col diventare una famiglia.
E poi un'altra cosa.
Se non si vive a lungo sotto lo stesso tetto, anche se ci sono legami di sangue, questi si fanno sempre più deboli, come un paesaggio molto amato che indietreggia nella memoria.
Come mia sorella Mayu.

Mi ero perduta in questi pensieri senza accorgermene, tra un sorso di caffè e un boccone di pane alle noci.
Era stata la combinazione tra il tavolo di cucina e la luce del mattino a farmi pensare alla famiglia, credo.
"Su, Yoshio, adesso mettiti a letto, o ti salirà la febbre," disse la mamma spingendo mio fratello verso la sua stanza.
"Ma è vero che è arrivato un pacco?" chiesi.
La mamma nel chiudere la porta si girò verso di me:
"Sì, è nell'ingresso".
Mi alzai e andai a vedere.
Lì, sul parquet di legno grezzo inondato dal sole, spiccava una grande scatola verticale di cartone bianco come una scultura astratta.
Dapprima pensai che contenesse dei fiori.
Ma quando provai a sollevarla mi accorsi che era molto pesante. Sulla targhetta con il mittente lessi il nome, Yamazaki Ryuichiro, e l'indirizzo di un ryokan [albergo di stile tradizionale giapponese ndr.]di Chiba, evidentemente la tappa di un viaggio.

Valutazioni e recensioni

Alessandra Chiusaroli
Recensioni: 3/5

La trama del libro sembrava essere avvincente, l'inizio incuriosiva soprattutto per via della sorella della protagonista e il suo malessere nonostante una vita da star, ma poi si perde lungo le vicende con troppi eventi e personaggi surreali e perdendo di vista la trama principale anche se non ci si discosta mai dalla protagonista che narra le sue vicende. Sono presenti tutti i temi trattati da sempre dall'autrice nei suoi libri, ma forse si eccede troppo in quella che può essere definita "magia", mentre scorre meglio la parte relativa alla realtà della vita.

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Daria Schiavolin
Recensioni: 4/5

Non so bene come definirlo questo romanzo. E' un storia d'amore? Sì, la protagonista si innamora. E' una storia che richiama il paranormale? Più che altro il mondo degli spiriti, quindi in qualche modo possiamo dire di sì. E' un romanzo psicologico? Decisamente sì, Sakumi si racconta nel profondo, ripercorrendo le tappe più importanti della sua vita. E' un romanzo drammatico? Certamente, gli avvenimenti narrati sono in prevalenza tragici. Ci troviamo allora davanti a una storia a tutto tondo, che abbraccia ciascuna di queste definizioni, che non ha una direzione precisa ma mette in scena una vita nella sua interezza. Come la stessa autrice scrive nella postfazione all'edizione italiana, è un libro scritto di getto, senza troppo pensarci su. Secondo alcuni non succede nulla in esso; secondo me succede tutto. Sakumi deve affrontare la perdita della sorella, la perdita della sua memoria (e quindi una sua rinascita... e successivamente il suo ritrovamento), una madre pseudo-assente, un fratellino dalla sensibilità sovraumana, una famiglia allargata fatta di cugine e amiche, un fidanzato viaggiatore e scrittore. Il significato di questa storia per me si cela tutto nel suo titolo (spiegato dalla stesso Ryuichiro a fine romanzo): Amrita significa immortale e simboleggia "l'acqua degli Dei", una sorta di ambrosia. Nonostante tutte le cose che ci possono succedere nella vita (e Sakumi di cose strane ne vede e subisce tante nella sua), essa continua a scorrere incessantemente, se ne frega dei momenti belli o di quelli più tristi, avanza inesorabile trascinandosi dietro ciascuna delle nostre esistenze. Ci ho messo parecchio a leggere questo romanzo. Inizialmente pensavo fosse perchè mi sono ritrovata ad avere poca voglia di leggere in generale; invece ho realizzato che sono stata così lenta perchè avevo bisogno di assimilarlo bene, di farlo entrare, di elaborarlo. E mi è persino dispiaciuto staccarmene, avrei potuto andare avanti nella lettura per sempre... sarà stato l'effetto Amrita!

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LAURA RISPOLI
Recensioni: 3/5

L'atmosfera onirica e sognante di questo libro, in apparenza leggero, si declina dalle sfumature del sogno più piacevole all'incubo. Sakumi è una ragazza giapponese che vive l'amnesia e il recupero della memoria passando con naturalezza attraverso il trauma di ricostruire sé stessa e la propria vita a partire dagli elementi di un passato che riconosce suo solo in parte. Davvero innovativa l'inserzione delle apparizioni del fratellino nella vicenda. Per chi cerca "qualcosa di diverso"!.

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Conosci l'autore

Banana Yoshimoto

1964, Tokyo

Banana Yoshimoto è un'autrice giapponese. Suo padre Ryumey Yoshimoto è un celebre poeta scrittore e critico di formazione marxista, autore, tra l’altro, di un saggio sulla figlia. Scrive sin da piccola, e nei primi anni delle elementari è decisa a diventare scrittrice. In alcune interviste ha dichiarato che a spingerla in questa direzione potrebbe essere stato, più che l'esempio del padre, quello della sorella Sawako, di sette anni più grande, che eccelleva nel disegno. Sarebbe stata la creatività di Sawako (in seguito diventata disegnatrice di manga con lo pseudonimo di Ha-runo Yoiko) a stimolarla a cercare una propria strada.Negli anni dell'infanzia legge molti manga. Ama in particolare quelli di Fujiko Fujio, Doraemon ("il mio primo amore")...

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