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Anno edizione: 2019
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Scampato alla morte, Alessandro Magno decide di marciare contro il suo prossimo avversario: Roma.
323 a.C. Alessandro Magno, il più grande condottiero di tutta la storia, è destinato a morire a Babilonia, quando un misterioso medico, inviato dall'oracolo di Delfi, gli salva la vita. Dopo quasi vent'anni di campagna militare ininterrotta in Grecia e in Asia, Alessandro decide quindi di tornare indietro. Qualcosa a Occidente ha catturato il suo interesse. Solo la più grande potenza militare esistente può infatti ostacolare la sua conquista del mondo. Si tratta di una città che, allo stesso modo di Alessandro, è convinta che il suo destino sarà grandioso: Roma. È tempo di capire a chi spetti la supremazia nel Mediterraneo, se alle falangi macedoni o alle legioni romane. Gli auguri e i profeti intravedono catastrofi nei loro presagi, perché la cometa Icaro, apparsa nello stesso istante in cui Alessandro fu strappato alla morte, cresce notte dopo notte nel firmamento. I calcoli dello stravagante astronomo Euctemone parlano chiaro: come nel mito, Icaro precipiterà sulla terra. Alessandro e Roma si preparano a combattere la più grande battaglia mai vista, sulle pendici del Vesuvio...
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Premetto che sono stato ingannato dalla prospettiva di leggere un libro di Alessandro Magno che affronta Roma, perché, siamo onesti, chi non vuole vedere una cosa del genere? E questa era un'occasione grandiosa che però Negrete è riuscito, non si sa come, a sprecarla (nonostante un prologo quasi passabile e una serie di capitoli finali accettabili) creando un mattone madornale farcito di situazioni prive di conclusione e una storia che poteva essere ben esaminata e contenere suspanse e che invece viene messa in luce solo nella parte iniziale e nella parte finale. Faccio una domanda a tutti i presenti: a voi piacerebbe se qualcuno vi raccontasse una storia le cui uniche parti buone sono la parte iniziale poco dopo "C'era una volta" e quella finale prima della parola "Fine"? Perché a me no, ma proprio per niente. È questo, purtroppo, il caso di questo libro, perché sì, la parte iniziale e quella finale sono saranno anche buone, per carità, ma non basta se non hai una parte centrale sostanziale. Sapete, no, la parte dove dovrebbe accadere tutto lo svolgimento della storia e tutte quelle belle cose, dove ogni pezzo converge, dove è ambientata tutta l'azione, dove l'inizio è reso ancora meglio e l'epilogo reso davvero degno? Quello lì. Tanto per andare con ordine, possiamo considerare l'inizio come un prologo abbastanza decente: Alessandro Magno è ormai a capo di un impero che ricopre i Balcani, l'Anatolia, l'Egitto, tutto il Medio Oriente, la Persia e la Valle dell'Indo, ma non si accontenta e designa come suoi prossimi obiettivi l'Arabia, Cartagine e l'Italia. Perdicca si stufa di tutto questo e si fa istigare da Rossane, moglie di Alessandro, per ucciderlo. Passi adesso che gli intrighi a corte per assassinare il re di turno erano abbastanza comuni nei tempi antichi (come nel Medioevo), ma ho dei dubbi su Perdicca, perché fu praticamente impareggiabile in lealtà nei confronti di Alessandro, secondo solo ad Efestione, tanto che provò pure a salvare il suo impero, mentre qui Negrete lo ha reso un traditore con la volontà... diciamo capricciosa. Sorvolando però su questo particolare, veniamo all'avvelenamento del vino che Alessandro beve: qui io avrei scritto che Alessandro decide di non bere vino e decide piuttosto di fare altro pur di divertirsi alla festa, ma Negrete ha invece optato di far bere lo stesso il vino ad Alessandro e poi bum, dal nulla appare il medico inviato da Delfi che gli toglie via il veleno. Da qui, inizia il declino (tanto per citare una mia vecchia conoscenza), perché fa il suo ingresso una dozzina di legioni di vicende sconclusionate, con troppa carne al fuoco, troppi personaggi che vengono descritti bene o male, poi dimenticati e infine recuperati a caso dopo ore e ore di lettura inutile per fare altre cose. Ho fatto una fatica immonda a finire questo libro, e ho persino saltato forse due o tre capitoli centrali, dando per scontato che erano inutili, sempre pieni di cretinate e personaggi inutili da farti venire il mal di testa, e l'unica parte interessante oltre a quella iniziale sono gli ultimi capitoli, gli unici dove si svolge uno scontro effettivo tra Macedoni e Romani. Tutto questo mi fa una pena immensa, perché al contrario ho invece apprezzato la trilogia dedicata a Cleopatra, e mi dispiace che Negrete abbia voluto scrivere questo mattone allucinante. Voglio solo sperare che non sia così per gli altri suoi romanzi: al primo, prossimo romanzo di Negrete che farà il suo esordio in Italia, io lo leggerò e farò sapere che cosa ne penso, ma voglio sperare che non sia una noia mortale come questo qui.
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