Acqua dal sole

È una raccolta che fa della noia il suo elemento distintivo. È noiosa perché racconta di personaggi che si annoiano tutto il giorno. Dormono, si svegliano tardi, bevono, prendono medicinali, si drogano, mangiano nei locali più esclusivi di Los Angeles, partecipano a party che, per quanto appaiano elitari con attori e personalità di successo, si risolvono sempre in situazioni ripetitive, piatte e quindi noiose. Si tratta quasi sempre di giovani, ricchi, biondi, abbronzati e con i Wayfarer inforcati a proteggere gli occhi dai raggi del sole cocente della California degli anni ottanta. Persino quando alcuni di loro si rivelano vampiri, l’andazzo non cambia. È una raccolta che vive di piccoli sussulti, ma bisogna saperli cogliere nel mare livellato di edonismo reaganiano in cui si sguazza. “Sulle isole” è forse il racconto più compiuto, mentre il finale “Allo zoo con Bruce” sorprende per un acuto che forse funziona proprio perché arriva dopo tutta la noia dilagante che sommerge le oltre duecento pagine.