Le interviste di Wuz.it

L'antenato del videoclip



Michele Bovi, giornalista (Tg2) e autore televisivo, ricostruisce la storia del Cinebox in un libro, Da Carosone a Cosa Nostra. Gli antenati del videoclip, edito da Coniglio editore. L'apparecchio, inventato nel 1955 da Pietro Granelli, è l’antenato della “musica che si vede”, di quello che diventerà poi il videoclip. Con 100 lire potevi vedere il tuo cantante all’opera. Insomma un’evoluzione del cugino juke-box. Del libro e non solo abbiamo parlato con l'autore in questa intervista

Dal 18 gennaio per un mese è allestita nel Museo Civico di Foggia “Canzoni con Vista”, una mostra dedicata agli Antenati del Videoclip, con quattro apparecchi (2 Cinebox e 2 Scopitone)  perfettamente funzionanti, proiezione continua di centinaia di filmati dell’epoca, centinaia di fotografie originali di artisti italiani e stranieri (da Gaber a Celentano, da Frankie Avalon a Paul Anka , da Morandi a Clem Sacco) sul set o in veste di testimonial del Cinebox, migliaia di manifesti e locandine di quel periodo d’oro della cinematografia musicale mondiale.
Prima di tutto. Come è nata l'idea di raccontare la storia del Cinebox?

Un vecchio amore. Ero un ragazzino quando ad un chilometro circa da casa mia, in un bar di Via Vercelli a Roma,  vidi per la prima volta un Cinebox.  Io e i miei coetanei eravamo stregati da quell’apparecchio che mostrava i nostri idoli - che conoscevamo soltanto attraverso  le foto delle copertine dei dischi - in movimento e a colori. Risparmiavamo sui soldi del cinema ed altro pur di rimediare le monete per gettonare Neil Sedaka, Richard Anthony e Vince Taylor. Cresciuto, non ho più sentito parlare di Cinebox: una storia completamente dimenticata. L’ho ricostruita per il Tg2 dopo anni di ricerche, rintracciando con difficoltà i protagonisti.

Perché tanta difficoltà?
Perché a reclamare la paternità di un successo sono sempre in tanti mentre c’è la tendenza a dimenticare i fallimenti. E il Cinebox fu un fiasco clamoroso. Alla realizzazione di quel progetto lavorarono importanti aziende italiane, come la Ottico Meccanica  di Roma, la Lepetit-Ledoga, casa farmaceutica a livello europeo, le bresciane Mival e Beretta, addirittura la Innocenti, e poi Angelo Bottani,  uno degli imprenditori più affermati ed eclettici nella scena milanese dell’epoca,  insomma la Serie A dell’industria nazionale. E tutti ci hanno rimesso barche di quattrini.

Perché?
Perché la macchina era perfetta ma delicatissima: conteneva 40 pellicole di 16 millimetri  che si spezzavano spesso, diciamo una volta ogni 2 giorni l’apparecchio era in panne. La manutenzione non era sufficientemente tempestiva pertanto il gestore dell’esercizio pubblico in un mese riusciva a far funzionare il Cinebox a dir bene 15 giorni, e  doveva per esso sborsare comunque la tassa SIAE: 500 lire al giorno. Aggiungiamo a questo che le case discografiche non fornivano il ricambio delle pellicole in maniera adeguata e le stesse 40 canzoni dopo un anno di visione finivano per stancare anche i sassi…

Musica in TV. Angelo Bottani riesce a convincere, come ho letto nel suo volume, i discografici di allora della bontà del progetto cinebox. Poteva essere un potente veicolo pubblicitario per l'immagine del cantante poco noto al grande pubblico, e difficilmente passabile sulla tv di stato. Oggi la tv sembra divisa in due. Da una parte i canali tematici con un target di adolescenti e tardo adolescenti dove in alcune fasce orarie (per lo più notturne) passa anche musica alternativa. E dall'altra parte ci sono i canali in chiaro "della massa", casalinghe e non, che a parte qualche manifestazione nazionalpopolare trascurano la musica suonata. Anche il Festivalbar quest'anno ha faticato. Raidue ora dopo qualche palinsesto di assenza ha lanciato un programma musicale. Su Mediaset il sabato a tarda notte si recupera qualcosa anni 80. Ci possono essere forme nuove di offerta musicale per la tv? Soprattutto per giovani proposte?
Cominciamo col dire che Bottani non riuscì a convincere del tutto i discografici, i quali  erano saldamente dell’opinione che la reiterata proposta della canzone in video finisse per saziare i fruitori in tempi molto più brevi rispetto al solo audio del juke-box. In compenso sul Cinebox potevano passare giovani cantanti che la Rai non avrebbe mai mostrato in video. Insomma il problema delle nuove proposte, in termini di giovani cantanti, c’è sempre stato. E Bottani cercò di sfruttare il Cinebox proprio in quella direzione: accettava di proporre sul Cinebox il brano di un debuttante soltanto se accompagnato da 2 pellicole di altrettanti nomi noti della canzone. Come vede  da allora non è cambiato niente: oggi un programma interamente imperniato su nuove proposte non lo fa nessuno, perché si ritiene che avrebbe un seguito esiguo.

Perché avevano successo i "musicarelli"?
I “musicarelli” erano un’altra cosa, veri e propri film lungometraggi proiettati nelle sale cinematografiche con protagonista il cantante in voga con la sceneggiatura cucita sul testo della sua canzone di successo: Bobby Solo con Una Lacrima sul Viso, Little Tony con Riderà, Gianni Morandi con Non Son Degno di Te, eccetera. I  cinema di serie B si riempivano di ragazzini e militari e i produttori strappavano milioni di biglietti. Il filmato del Cinebox nasce prima, a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, con il boom del disco – partito con Nel Blu Dipinto di Blu di Domenico Modugno nel 1958 – e la mancanza quasi assoluta di proposte musicali in televisione. Il Cinebox presentava  il cantante famoso e la sua canzone, a colori – mentre la tv era in bianco e nero – il tutto corredato da coreografie di grande impatto sul pubblico: ballerine che mostravano cosce e scollature vietatissime sui teleschermi di casa. Era una formidabile novità sotto molti aspetti: anni dopo la tv avrebbe scoperto il Cantagiro, il Festivalbar e tante altre manifestazioni-occasione di proporre musica giovane in tv.

Guardando le foto del suo libro noto che molti filmati per il cinebox venivano realizzati negli studi o forse in ambienti teatrali. Quindi fondali e scenografie finte. Ci sono anche filmati in esterna è vero ma la maggiorparte mi sembra realizzata in interni. Per esempio Rascel canta Arrivederci Roma in uno studio quando tutti si sarebbero aspettati forse un filmato tra i Fori imperiali... Problemi di costi, scelte stilistiche o che altro?
Scelte di stile. Va tenuto presente che i primi registi delle pellicole del Cinebox erano nomi assolutamente di prestigio della cinematografia, come Domenico Paolella o della regia televisiva, come Vito Molinari e Beppe Recchia. Lo studio consentiva l’uso della coreografia: il balletto che era inimmaginabile allestire all’esterno. Fu Claude Lelouche, regista di molte pellicole per lo Scopitone, il concorrente francese del Cinebox, a utilizzare per primo gli esterni, compresi i balletti. Subito seguito dal nostro Enzo Trapani, regista di oltre 200 filmati per il Cinebox.

Videoclip o non videoclip? Nel suo libro si racconta del cinebox come dell'antenato del videoclip. Ma è giusto parlare di videoclip, seppur in forma arcaica in riferimento ai filmati prodotti per i Cinebox? Glielo chiedo perché gran parte della letteratura di genere considera Video Kill The Radio Star dei Buggles come primo videoclip della storia. Trasmesso da MTV nel 1981. Glielo chiedo anche perché in un corso universitario al videoclip dedicato chiesi "Ma allora il filmato di Ancora Tu"? E mi fu risposto che non presentava le caratteristiche proprie del videoclip. Che ne pensa?
Il filmato del Cinebox è l’autentico capostipite del videoclip: ovvero un cortometraggio a colori, con “effetti speciali” intesi in un corredo di immagini che va oltre la semplice proposta dell’esecuzione del brano,   destinato alla promozione di un canzone. Creare un distinguo tra uso di macchina cinematografica e telecamera, ossia tra montaggio in moviola e in elettronica, è sciocco e pretestuoso, serve soltanto a consentire agli anglosassoni  una primogenitura in realtà tutta italiana.

Quale influenza ha avuto questo antenato del videoclip nel costume degli italiani? Quali meriti?

All’epoca insegnò i balli moderni, dal Twist all’Hully-Gully, dal Madison al Surf, ad una generazione di giovani. Ma ha avuto un’influenza portentosa nel settore della musica mondiale. Ancora oggi sono i pronipoti dei filmati del Cinebox, quindi i videoclip, a raccontarci per immagini le canzoni.

L'autore

Michele Bovi, giornalista e autore televisivo. Ha lavorato per Avvenire e Il Nuovo Quotidiano. È stato direttore del Corriere di Romagna e del telegiornale di TeleSanMarino. Dal 1987 lavora al Tg2. Ha pubblicato Anche Mozart copiava e Tg2 Mistrà.

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14 gennaio 2008 Di Francesco Marchetti

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