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Libri di Giovanni Gabrieli

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Giovanni Gabrieli

1557, Venezia

Compositore. Allievo dello zio Andrea G. (al quale succedette nel 1586 in qualità di primo organista nella basilica di S. Marco), è da considerarsi il più grande rappresentante di quella scuola propriamente veneziana che, portando a compimento gli ideali polifonici rinascimentali, ispirati a una costruttività monumentale formalmente unitaria, inaugurò l'epoca barocca. Un soggiorno alla corte bavarese di Monaco negli anni 1575-79 segnò l'inizio della fama europea del compositore, alla cui scuola, a Venezia, si formarono numerosi musicisti del nord, da H. Schütz a H.L. Hassler, da M. Pedersøn a J. Grabbe. Nel 1587 Giovanni G. pubblicò un volume di Concerti contenente in prevalenza composizioni dello zio Andrea, e nel 1597 un libro di Sacrae symphoniae in cui alle opere propriamente liturgiche (mottetti concertati) sono accostate 14 canzoni strumentali e 2 sonate (una, a 8 voci, è la celebre Sonata pian e forte). Entrambe le raccolte vennero dedicate ai fratelli Fugger, i potenti banchieri e mecenati tedeschi. Altre pagine di Giovanni G. apparvero in antologie, mentre postume, nel 1615, furono pubblicate le Symphoniae sacrae e le Canzoni et sonate... per sonar ogni sorte de istrumenti (17 canzoni strumentali a cinque-dodici voci, 3 sonate a quattordici e più voci una sonata a tre violini). Nelle opere di Giovanni G. è presente il più autentico spirito corale veneziano, pronto a cogliere nella musica occasioni di spettacolo e magnificenza, senza per questo perder di vista la sostanza polifonica di eredità rinascimentale. In questo senso è difficile distinguere in G. l'antico dal moderno: come Monteverdi, egli è una figura di transizione, che media due epoche grazie a un talento straordinario. Le Sacrae symphoniae del 1597, insieme con alcuni mottetti e madrigali, precorrono lo stile della cantata con l'impiego, in aggiunta al coro di un corpo strumentale che, anche quando non appare prescritto, è tuttavia chiaramente sottinteso; inoltre, sotto la diretta influenza della canzone alla francese, esse prospettano addirittura i primi esempi di forme concertanti con strumento solista (come il violino nell'ultima canzone della raccolta), mentre l'arte dell'ornamentazione, appresa da Andrea G., si trasforma in invenzione melodica, in sviluppo del­l'idea. L'impiego «sinfonico» degli strumenti, già fortemente voluto nelle Sacre symphoniae del 1597, culmina nelle Canzoni et sonate e nelle Symphoniae sacrae del 1615, con le quali il compositore s'introduce nel pieno della sontuosità barocca; un esempio tipico è la «symphonia sacra» In Ecclesiis che, per la ricchezza dell'organico strumentale e la varietà di combinazioni tra voci e strumenti, cancella l'antica concezione del mottetto e si distacca al massimo grado dall'atteggiamento espressivo cinquecentesco.

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