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Che tempo che fa, lassù in alto! Philippe Petit da Fazio parla di creatività

Vai alla scheda del libro di Philippe Petit ""Creatività. Il crimine perfetto""


Le Torri Gemelle sono crollate anni fa, oramai, eppure lui continua a restare sospeso lassù, a quattrocento metri da terra, la corda tesa nel nulla. 
Già: quello compiuto in un mattino dell'agosto 1974 dal funambolo francese Philippe Petit è stato un gesto capace di fondere filosofia zen e spettacolarità in un modo che forse non si era mai visto fino ad allora, e raramente si sarebbe ripetuto a quei livelli.

La corda tesa fra le due sommità delle Twin Towers, quasi mezzo chilometro sopra l'asfalto delle strade di Manhattan, radunò una bella folla di passanti, increduli davanti all'eleganza e alla temerarietà dello spettacolo cui assistevano.
Ma in quei quarantacinque minuti nel vuoto - curioso: creare uno spazio di vuoto nella parte più densa del pianeta che abitiamo - c'era tutto il tempo per assimilare una lezione importante: il primato dell'uomo sulle sovrastrutture di cui si circonda.
Una passeggiata eseguita con grazia, da un gentile folletto dell'aria, fra i due simboli del capitalismo più selvaggio, quella moderna declinazione di un malinteso liberismo che - com'è stato ampiamente dimostrato - considera le persone come ingranaggi o pedine surrogabili di un gioco troppo più grande di loro. Foto © Matthew Bannister & Keith Bromley, DBOX

""il piede deve sentire il cavo"", raccontava Petit nel suo libro forse più celebre, quel ""Trattato di funambolismo"" che lo ha fatto conoscere al grande pubblico qualche anno fa. È un compendio di tecnica che - si capisce leggendo - non serve solo a chi voglia cimentarsi con corde, aste e equilibrismi.
Sentite qua:  ""[...] puntate lo sguardo all’estremità, il traguardo [...] la traversata sarà una successione di equilibri, su un piede, poi sull’altro [...] il filo trema. Si vorrebbe imporgli la calma con la forza, mentre invece bisogna spostarsi con dolcezza, senza disturbare il canto della corda"".

Il linguaggio poetico, capace di estendere ben oltre la materia della trattazione i precetti filosofici in esso contenuti.
È un approccio decisamente creativo, come si vede bene, ed è proprio di creatività che Petit parlerà sabato sera a ""Che fuori tempo che fa"" (titolo dato all'edizione del sabato della trasmissione condotta da Fabio Fazio su RaiTre). 

Ma perché il libro ha come sottotitolo ""Il crimine perfetto""?

Beh, tanto per cominciare, appena messo un piede giù dalla corda sulla quale aveva passeggiato fra le Twin Towers, Petit fu arrestato. Se avesse chiesto il permesso di fare quel che poi effettivamente fece, di certo non gli sarebbe stato accordato.
Quindi, nell'idea di creatività che questo little daredevil esprime, un gesto autenticamente creativo è sempre una rottura degli schemi, qualcosa che mettendosi immediatamente a lato (o meglio: un po' più in alto) dell'ordine cosituito delle cose, permetta a tutti di vederne più chiaramente la struttura e i limiti. ""La creatività esplora territori"" ha spiegato Petit in un'intervista di pochi mesi fa ""territori reali o metaforici, in cui nessun altro si è mai avventurato prima. Di conseguenza corre sempre qualche rischio"".

Ancora: ""Non possiamo vivere con le spalle curve e gli occhi bassi. Per essere creativi occorre innanzitutto sfruttare a fondo i propri sensi, evitando che si atrofizzino in questa nostra vita quotidiana dominata dalla ripetizione e dalla tecnologia. Mi piacerebbe che alla fine del libro i lettori sentissero il desiderio di una loro avventura creativa capace dei cambiare un poco le loro vite"".

Philippe Petit parla di ""Creatività. Il crimine perfetto"" con Fabio Fazio a ""Che fuori tempo che fa"", sabato 18 ottobre 2014 alle 20.10 su RaiTre


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