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Calvino, Moravia, Pasolini, Visconti, Antonioni raccontati da Alberto Arbasino

Lo scrittore milanese ci parla delle sue amicizie con i maggiori protagonisti dell’industria culturale italiana del Novecento. E non rinuncia a curiosi aneddoti raccontati con tono franco e pungente.

Ne ha una per tutti, Alberto Arbasino che sabato 6 settembre, nel corso del Festivaletteratura di Mantova, ha presentato Ritratti italiani (Adelphi, 2014), il suo ultimo libro in cui traccia i profili di tanti protagonisti della storia italiana del Novecento con molti dei quali l’autore ha coltivato duraturi rapporti d’amicizia.
Durante la conversazione con il critico Marco Belpoliti, Arbasino si è lasciato andare in una rievocazione di ricordi corredati tutti da postille sincere e graffianti che certamente hanno tenuto viva l’attenzione del pubblico.

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Passando da Italo CALVINO che “non era affatto divertente, né voleva esserlo”, ad Alberto MORAVIA che gliene ha fatte “di tutti i colori - ""era un vero prepotente” -, a Giangiacomo FELTRINELLI con cui ha pranzato in pieno centro milanese durante il periodo di clandestinità dell’editore – “Aveva persino pagato con un assegno bancario… be’, sembrava assai curioso e bizzarro per un clandestino” –, è arrivato al ritratto ricco e complesso di Pier Paolo PASOLINI, a cui riserva la porzione più lunga del libro, ben 35 pagine.
Su di lui Arbasino ha parole severe:
“Ha cominciato a invecchiare quando ha deciso di conformarsi a un tipo di omogeneizzazione vasta, calma e generica” dettata da una certa epoca televisiva che andava imponendosi.
Non si risparmia neppure quando Belpoliti tocca il tasto dell’omosessualità.
A riguardo Arbasino è convinto che Pasolini soffrisse di un “vittimismo masochistico” vissuto nella grande maggioranza dove amava sostare, quella della Chiesa, del PCI e dei lettori del «Corriere della Sera».
“Il tema del sesso diventa importante per Pasolini perché era lui che se l’andava a cercare e si faceva picchiare”, fino a quando “si è fatto picchiare più del solito” ed è morto.

Forte anche il ricordo di Luchino VISCONTI che reputa un “valvassino. Ancor meno del valvassore, ma che comunque ha una piccola corte di dipendenti”, o in quello di Michelangelo ANTONIONI, che chiama “una mezzacalzetta della cultura”.

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Al di là di tutte queste stroncature, Arbasino non esita nel mettere in risalto il valore dell’amicizia. Alla domanda “cos’è per te l’amicizia?”, lui senza esitazione risponde:Legami affettivi”, coltivati nell’Italia di ieri e che ha deciso di condividere con l’Italia di oggi.
A proposito, a una domanda dal pubblico circa un eventuale capitolo da aggiungere e da dedicare a un personaggio attuale, lui ribatte: “Tra i letterati? Chi lo sa. Tra i politici? Non ne parliamo. Buona la domanda, ma nessuna risposta”.


di Neide Debellis

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