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Grand Budapest Hotel: dal libro di Stefan Zweig l'ispirazione per un film che non delude


""Vedi, ci sono ancora deboli residui di civilizzazione rimasti in questa barbara carneficina che un tempo era conosciuta come umanità. Ed è proprio quel che noi cerchiamo di offrire con il nostro umile, insignificante... oh, chi se ne frega!""


La storia: Monsieur Gustave è il concierge del Grand Budapest Hotel, ma in realtà le sue mansioni e la sua influenza vanno ben oltre quelle che il suo ruolo potrebbe suggerire.
Collocato nell'immaginaria repubblica di Zubrowka, l'Hotel gode di una sua decadente grandezza.
Monsieur Gustave ha un ascendente molto forte sulle signore attempate, dalle quali riesce a ottenere ogni genere di confidenza, e spesso anche i favori.
Una di queste signore, Madame D., gli affida un quadro di grande valore.
Ma la signora muore, e il di lei figlio, Dimitri, accuserà M. Gustave di aver assassinato la madre.
L'uomo finisce in prigione.
In suo soccorso, arriverà il neoassunto portiere Zero, un giovane immigrato la complicità col quale sarà per Gustave preziosissima.


La Budapest evocata nel titolo dell'ultimo film di Wes Anderson è da intendersi più come una suggestione letteraria, anche in virtù del debito che il regista ha dichiarato di avere nei confronti di Stefan Zweig, alla cui autobiografia ""Il mondo di ieri"" il film è (molto liberamente) ispirato.
Zweig era viennese: ma nel suo libro, la città ungherese è protagonista di uno dei capitoli più belli.
Durante la prima guerra mondiale, lo scrittore viennese - un ardente antinazionalista e pacifista - di ritorno da una missione per raccontare quel che accadeva attorno al fronte, si ferma a Budapest.
Ecco il resoconto - vergato di suo pugno - di quel che vide in quella città:


""Il treno-ospedale sul quale stavo viaggiando arrivò a Budapest nelle prime
ore del mattino. Mi diressi verso un hotel dove avrei potuto riposare
qualche ora. Il mio solo sedile sul treno era stata la mia valigia.
Stanco com'ero, dormii fino alle undici e poi mi alzai rapidamente per fare
colazione. Avevo fatto solo pochi passi quando dovetti stropicciarmi gli
occhi per essere certo che non stessi sognando...
Budapest era bella e spensierata come sempre era stata.
Donne in abiti 
bianchi camminavano a braccetto di ufficiali che subito mi apparvero come gli ufficiali di un esercito ben diverso da quelli che avevo conosciuto solo il giorno prima e quello ancora prima. Vidi come comperavano mazzi di viole e li porgevano, galanti, alle loro signore; vidi automobili immacolate guidate per le strade da gentiluomini ben rasati e vestiti in maniera impeccabile.
E tutto questo lontano non più di otto o nove ore di 
treno dal fronte! Ma con quale diritto avrei potuto giudicare questa gente?
non era forse la cosa più naturale del mondo che essi, essendo vivi, cercassero di godersi la vita?
Non era forse normale che, a causa della sensazione di minaccia incombente su tutto, avessero riunito tutto ciò che doveva essere riunito? I pochi bei vestiti, le ultime, buone ore!""


E la stessa sensazione, quel sentimento di danza sull'abisso, era al centro di un bellissimo film di Ernst Lubitsch ambientato a Budapest, ""Scrivimi fermo posta"" (""The shop around the corner"", 1939), con James Stewart nei panni di un commesso di negozio impegnato in una relazione epistolare con una donna di cui ignora la vera identità.
Ella è in realtà la sua collega Klara.
I due si detestano, e neppure troppo cordialmente, ma alla fine di una forsennata sarabanda di equivoci, l'amore trionferà.
L'articolo del New Yorker mette in luce come il tema di ""Scrivimi fermo posta"" non fosse tanto la guerra, quanto la possibilità per l'educazione e le buone maniere di sopravvivere in tempi di barbarie.
Allo stesso modo il film di Anderson riesce a far emergere il suo tema profondo guardandolo, per così dire, con la coda dell'occhio.


La messa in scena è sapiente e surreale, come d'altra parte è abitudine per il regista de ""I Tenenbaum"" e ""Moonrise Kingdom"", e le raffinatezze visive non si contano.
Gli attori, poi, sanno come tenere dritta la barra e far brillare una sceneggiatura bella e rarefatta: il cast comprende alcune conferme, per gli aficionados di Anderson - Bill Murray, Owen Wilson, Jason Schwartzman ed Edward Norton, fra gli altri - ma anche molte sorprese... a partire da quel protagonista assolutamente ""in parte"" che è Ralph Fiennes, e senza dimenticare Tilda Swinton, Jeff Goldblum, F.Murray Abraham, Jude Law, Lea Seydoux e moltissimi altri.


Toccato con grazia dalla leggerezza e dalla poesia visiva che sono tipiche del cinema di Wes Anderson, Grand Budapest Hotel è una commedia che dietro il suo vestito elegante e un po' fané, offre una riflessione attuale e riuscita sull'importanza delle storie.
È una ridda di fughe e travestimenti che occhieggiano al cinema classico e ad una certa idea dell'Europa così com'è stata immaginata dagli americani (o almeno da un certo tipo di americani), riuscendo però ad attingere un'estetica compiutamente personale e coerente.
Un carosello di personaggi strampalati ma umanissimi, lievemente sinistri nel modo in cui erano sinistri Morticia o Gomez Addams, ci accompagna per mano a conoscere un posto nel quale ciascuno di noi può rivendicare la propria irriducibile originalità
Nella stranezza malinconica di un cosmo che non vuole assoggettarsi alla volgarità che il mondo moderno dispensa a piene mani, sta una delle buone ragioni per amare un film che fa sentire ciascuno di noi nella propria, privatissima Budapest.


Grand Budapest Hotel 

USA, 2014

Regia di Wes Anderson 


  • Cast artistico

Ralph Fiennes
: M. Gustave
Tony Revolori: Zero Moustafa, giovane, lobby boy
Saoirse Ronan: Agatha
Bill Murray: M. Ivan
Edward Norton: Henckels
F. Murray Abraham: Mr. Moustafa
Harvey Keitel: Ludwig
Jude Law: Giovane scrittore
Tilda Swinton: Madame D.
Jason Schwartzman: M. Jean
Willem Dafoe: Jopling
Léa Seydoux: Clotilde
Owen Wilson: M. Chuck
Adrien Brody: Dmitri
Tom Wilkinson: Autore
Bob Balaban: M. Martin
Mathieu Amalric: Serge X.
Jeff Goldblum: Kovacs


  • Cast tecnico

Titolo originale: The Grand Budapest Hotel
Lingua originale: inglese
Durata: 99 min
Rapporto: 1,85:1; 2.35:1; 4:3
Genere: commedia, drammatico
Soggetto: Wes Anderson, Hugo Guinness
Sceneggiatura: Wes Anderson
Produttore: Wes Anderson, Jeremy Dawson, Steven M. Rales, Scott Rudin
Casa di produzione: American Empirical Pictures, Indian Paintbrush, Scott Rudin Productions, Studio Babelsberg
Distribuzione (Italia): 20th Century Fox
Fotografia: Robert Yeoman
Montaggio: Barney Pilling
Musiche: Alexandre Desplat
Costumi: Milena Canonero

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