Yoani Sánchez, Cuba libre. Vivere e scrivere a l'Avana
Dopo il trionfo della Rivoluzione, la letteratura cubana ha subito importanti trasformazioni. A partire dagli anni Sessanta inizia una politica di censura ufficiale da parte del regime contro ogni pensiero libertario e indipendente. Il famoso discorso agli intellettuali del 1961 - ""All’interno della Rivoluzione tutto, fuori della Rivoluzione niente!"" - chiarifica le posizioni del governo verso il lavoro degli scrittori del Paese: nessuno può avere un punto di vista diverso da quello ufficiale. Gli scrittori non allineati vengono messi al bando e Cuba si avvia velocemente sulla strada dell'intolleranza.
In questa situazione si sviluppano due letterature che procedono parallele: quella di chi rimane in patria e quella della diaspora.
Sono molti gli scrittori di rilievo che decidono di rimanere a Cuba e continuare in patria la propria attività, seguendo le direttive del governo o cercando i propri spazi di autonomia e libertà. Tra questi, Alejo Carpentier, uno dei più grandi narratori contemporanei in lingua spagnola, insieme a Lisandro Otero González, fondatore del prestigioso Premio letterario Casas de las Américas; José Lezama Lima, direttore di Orígenes, una delle più importanti riviste cubane di letteratura, e autore di Paradiso, una grande opera barocca e simbolica; Manuel Cofiño, scrittore che restò sempre fedele alla Rivoluzione; Roberto Fernàndez Retamar, intellettuale di spicco e stretto confidente di Fidel Castro e Che Guevara; Miguel Barnet, importante antropologo ed etnografo; Pedro Juan Gutiérrez, autore fuori dal sistema, conosciuto soprattutto come scultore e poeta più che come narratore, perché i suoi romanzi sono proibiti in patria; Alejandro Torreguitart Ruiz, giovane scrittore che ha seguito le orme di Gutiérrez, autore di Machi di carta e Vita da jinetera, reportages narrativi nel mondo della omosessualità e della prostituzione; Pablo Armando Fernandèz, autore di Isola, Isole, un romanzo che rilegge criticamente il passato repubblicano; Miguel Mejides Armas, scrittore attento alla quotidianità e alle condizioni di vita a Cuba; il celebre Leonardo Padura Fuentes, che attraverso i suoi personaggi si fa voce della coscienza del Paese; Mylene Fernández Pintado, che in Altre preghiere esaudite racconta la nostalgia dei cubani emigrati a Miami; María Elena Llana, giornalista, poeta e scrittrice di racconti; Senel Paz, autore di Fragola e cioccolato (da cui è stato tratto l'omonimo film), che racconta l'amicizia tra un giovane militante comunista e un omosessuale; Reynaldo Gonzáles.
Tra gli esuli vi sono altri grandi scrittori degni di attenzione. Per alcuni, sono proprio quelli che hanno saputo raccontare meglio la realtà cubana e le miserie del quotidiano. Reinaldo Arenas, che ci ha regalato una bellissima e dolorosa autobiografia (Prima che sia notte, Guanda 2007); Guillermo Rosales, morto suicida a Miami nel 1993, del quale Fandango ha finalmente pubblicato il romanzo La casa dei naufraghi; Carlos Victoria, esule negli Stati Uniti; Guillermo Cabrera Infante, autore di Mea Cuba, una raccolta di scritti polemici verso il regime, e dell'autobiografia L’Avana per un infante defunto; Abilio Estévez, che con Tuo è il regno e I palazzi lontani ha saputo descrivere la sofferenza del quotidiano; Fèlix Luis Viera, autore di Il lavoro vi farà uomini. Omosessuali e dissidenti nei gulag di Fidel Castro, romanzo sulla vita all'interno dei campi per dissidenti, omosessuali e oppositori; Zoé Vadés, autore di Il nulla quotidiano, aspra critica della Rivoluzione e della sua vuota retorica; Eduardo Manet, esule in Francia, che in L'amante di Fidel Castro riflette sul leader politico cubano, sulla storia del suo Paese e la disillusione che seguì alla vittoria; Cristina García Rodero, che ci offre una travolgente saga familiare tra Cuba e New York; Mayra Montero, studiosa dei culti afro-caraibici; René Vasquez Díaz, in esilio in Svezia, racconta la nostalgia dei cubani lontani dalla loro terra; Ana Menéndez (nata a Los Angeles da esuli cubani), autrice di Ho amato il Che, romanzo intenso e nostalgico su un passato pieno di speranze; Karla Suárez, autrice di Silenzi, ritratto di un paese lontano dalle pretese di felicità che avevano ispirato la Rivoluzione; Ivonne Lamazares, autrice di Dimenticare Cuba, canto d’amore alla terra abbandonata; Ena Lucía Portela, autrice di Cento bottiglie sul muretto, un giallo ironico e divertente nell'Avana della crisi economica; Yoani Sánchez.
In particolare quest'ultima, è diventata la portavoce di una generazione di giovani scrittori che hanno sfruttato la rete per raccontare la vita a Cuba. Yoani Sánchez descrive cosa significa vivere oggi nel regime comunista di Cuba, tra tenerezza e rabbia, tra frustrazione per le potenzialità inespresse e i sogni perduti di chi, come lei, è nato nella Cuba degli anni Settanta e Ottanta e si ritrova rinchiuso in un'utopia che non gli appartiene. Cuba libre. Vivere e scrivere all'Avana, edito da Rizzoli nel 2009, raccoglie gli scritti che Yoani Sánchez ha messo in rete sul blog Generación Y (tradotto in Italia da Gordiano Lupi) - con quella lettera dell'alfabeto che ritroviamo nel nome Yoani e che indica la generazione nata negli anni ‘70 e ‘80, dei figli di chi, scegliendo per loro dei nomi ‘esotici’ con l’aggiunta di una y greca, si ribellava nell'unica maniera possibile ad un regime dittatoriale.
Dai romanzi e dagli scritti di questi autori viene fuori il ritratto di un paese avvolto nelle sue mille contraddizioni e miserie, preda di retoriche che camuffano un sogno naufragato, eppure amato, pianto nella lontananza. Le figure di Fidel Castro e Che Guevara sono state oggetto di una valutazione storica più approfondita e ragionata.
In Italia, purtroppo, la letteratura cubana è ancora poco conosciuta e pubblicata. Recentemente, in occasione dei 44 anni dalla morte di Che Guevara, sono state pubblicati alcuni romanzi degni di attenzione:
12 ottobre 2011 | Di Sandra Bardotti |
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