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Lucio Battisti e Mogol: cavalcarono insieme



Alcuni stralci dal libro "Lucio Battisti. Due ragazzi attraversano l'estate" edito da Sperling&Kupfer sulla famosa cavalcata Milano-Roma che la coppia Battisti Mogol fece nel 1970. A parlare sono Albert Moyersoen, l'istruttore che insegnò a Lucio Battisti a montare a cavallo e i suoi figli Filippo e Francesca che accompagnarono negli allenamenti e nel viaggio i due artisti.
Immagini inedite raccontano gli attimi della partenza.

Si ringrazia la Famiglia Moyersoen per la gentile concessione delle foto.

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ALBERT MOYERSOEN: «Mogol possedeva già un cavallo e quindi sapeva montare. Battisti invece partiva da zero. Dopo due giorni però era già in grado di galoppare. Aveva instaurato un feeling particolare con il cavallo. Una delle prime volte che venne qui alla Cascina Longora per esercitarsi c’era anche sua madre. Si sorprese quando scoprì che suo figlio sapeva cavalcare.»

Gli allenamenti si svolgono nella Cascina Longora e nella zona circostante. Ad aiutarli c’è anche Francesca, la figlia di Albert Moyersoen. 

FRANCESCA MOYERSOEN: «Avevo diciassette anni, e il pomeriggio dopo la scuola aiutavo mio padre con le lezioni di equitazione. Lucio e Giulio avevano preso sul serio quell’impresa e si presentavano al nostro maneggio tutti i giorni. Si dedicavano personalmente alla cura dei cavalli. Dopo i
primi rudimenti, che servirono soprattutto al neofita Lucio, iniziammo la preparazione vera e propria, quella che sarebbe servita per affrontare al meglio il viaggio da Milano a Roma. Ogni pomeriggio uscivamo per una passeggiata. Affrontavamo quasi sempre lo stesso percorso dalla cascina verso i paesini dei dintorni, Pairana, Bescapè, oltre Landriano. Era molto facile muoversi, perché le campagne offrivano tantissimi sentieri nascosti. Entrambi, nonostante i numerosi impegni professionali, riuscivano a ritagliarsi del tempo da dedicare agli allenamenti. Mio padre, formato in una scuola militare, aveva preteso serietà e rigore. E loro non si erano certo tirati indietro. Cavalcavano almeno due o tre ore al giorno.»  


© Famiglia Moyersoen. Lucio Battisti e Mogol con Francesca Moyersoen

Il percorso da seguire viene stabilito consultando le carte militari che indicano i sentieri praticabili, da Carpiano verso sud in direzione di Pavia fino a incontrare Castel San Giovanni. Bisogna raggiungere il mare nei pressi di Sarzana, vicino a La Spezia, sfruttando le strade poco battute che il territorio offre in quel tratto. Da qui si muoveranno verso la Versilia fino ad arrivare a Roma. Scelgono di percorrere l’Aurelia perché è la via più diretta. Inoltre lungo la costa possono beneficiare di un clima più fresco. Tutta la zona dopo Castiglioncello, Cecina, Grosseto, Urbino, Capalbio, è piena di strade poderali bianche, parallele all’Aurelia. L’itinerario non è pianificato per intero; si è lasciato un margine di scelta lungo il viaggio.

La mattina della partenza Lucio e Giulio sono gasatissimi. Con i loro cavalli, Pinto e Ribatejo, lasciano la Cascina Longora, dove per un mese si sono duramente allenati per preparare quell’impresa. Qualcuno della famiglia Moyersoen scatta una foto per immortalare il momento storico. Tutto si svolge in maniera tranquilla. Non c’è quasi nessuno. Non partono solo in due, ad affiancarli nella cavalcata infatti ci saranno i figli di Albert Moyersoen, Francesca e Filippo, e in un secondo tempo il fidanzato, e poi marito, di Francesca, Milo Luxardo. 

ALBERT MOYERSOEN: «Per un giorno è stata con loro mia figlia Francesca, poi li ha raggiunti Filippo. Avevano bisogno di aiuto perché non erano capaci nemmeno di legare un cavallo a una pianta. Proprio zero!»

Inoltre una Land Rover munita di roulotte precede la comitiva. Si muove in avanscoperta alla ricerca di una cascina o un maneggio che possa ospitare cavalli e cavalieri durante la notte.

FILIPPO MOYERSOEN: «Io ho accompagnato Battisti e Mogol per i primi tre giorni, fino a Bardi; una persona alla guida di una Land Rover ci precedeva sulla strada e cercava una cascina disposta a ospitare noi e i cavalli durante la notte. Guidava il musicista Oscar Prudenti, che poi ha litigato con Giulio proprio durante quel viaggio. Accadevano cose un po’ bizzarre. Come tutti sanno, Lucio Battisti era riservato e non amava troppo la confusione. Oscar Prudente quando giungeva in un paesino si affrettava a far pubblicità, a chiamare gente: ‘Arriva Lucio Battisti, venite!’ Quindi al nostro arrivo c’era sempre una folla di ragazzini desiderosi di vedere Lucio Battisti a cavallo. Una vera e propria attrazione!»


© Famiglia Moyersoen. Mogol

Lucio e Giulio si muovono alternando tratti a cavallo a tratti a piedi. Su indicazione di Albert Moyersoen, che li ha ammoniti di non strafare, percorrono circa trenta chilometri al giorno, non di più, con soste intermedie. 

FILIPPO MOYERSOEN: «Era un itinerario impegnativo. Anche oggi può considerarsi un’impresa per specialisti, per gente allenata. Giulio sapeva andare a cavallo, però non aveva cognizione di quanto potesse durare una tappa. Mio padre li aveva ammoniti di usare prudenza: lo scopo non era arrivare il prima possibile, ma arrivare fino in fondo, a Roma».  

Nonostante Lucio e Giulio rispettino alla lettera le indicazioni di Albert Moyersoen, i primi inconvenienti non tardano a presentarsi.

FILIPPO MOYERSOEN: «Dopo due o tre giorni avevano le vesciche sul sedere, e dovettero ricorrere ai cuscini. Probabilmente avevano montato delle selle non adatte per lunghe e continuate percorrenze a cavallo.» 

Insomma, com’è dura l’avventura! Ma i due novelli cavalieri resistono nonostante alcuni inconvenienti «fisici». Giulio, salutista e sportivo, si è portato dietro la panca per fare ginnastica per la schiena. Durante il viaggio mangiano panini o approfittano della generosità di qualche contadino incontrato lungo il percorso che   Non mancano gli episodi divertenti. Nei paraggi di Varzi un tipo non riconosce Lucio Battisti e tenta di cacciare lui e Mogol.

ALBERT MOYERSOEN: «Oscar Prudente, alla guida della Land Rover, arriva nella piccola cascina di un contadino e chiede ospitalità per la notte. A quei tempi la roulotte come mezzo vacanziero non era molto conosciuta nelle campagne. Il contadino si spaventa e comincia a gridare: ‘No, gli zingari no! Fuori di qui! Fuori di qui!’ I bambini presenti, invece, saputo che di lì a poco sarebbe giunto il famoso cantante Lucio Battisti, convincono il contadino a concedere ospitalità. Quando verso sera Battisti e Mogol entrano a cavallo nel cortile della cascina, i bambini gli corrono incontro. Sono desiderosi di vedere Lucio Battisti, ma dopo averlo guardato per bene affermano delusi: ‘Ma questo non è Lucio Battisti!’ Non lo avevano riconosciuto perché si era tagliato i capelli! Il contadino si sente preso in giro e comincia a gridare: ‘Fuori di qui!’ È Mogol, furbo come una volpe, a prendere in mano la situazione. Subito suggerisce al compagno: ‘Lucio, canta!’ e Battisti inizia a cantare uno dei suoi famosi motivi .Allora tutti si convincono che è proprio lui.»   

In un’altra tappa Lucio diviene oggetto di superstizione popolare.

ALBERT MOYERSOEN «Una sera siamo andati tutti insieme a mangiare al ristorante. I comuni in cui sostavano Battisti e Mogol offrivano un pranzo alla comitiva alla presenza delle autorità locali. Quella sera al tavolo ero seduto accanto a Lucio Battisti. Di fronte a me sedeva invece Mogol. A un certo punto arriva una donna enorme con un bambino piccolo in braccio. Lei quasi mi spinge di lato per farsi spazio, raggiunge Battisti. Prende la mano del suo bambino e la mette sulla spalla di Lucio. E dice: ‘Toca, fiò, toca!’ Io guardo Mogol esterrefatto, e lui mi spiega: ‘Porta fortuna’. Per i contadini toccare la spalla di Lucio Battisti era un onore. Quasi fosse un santo!»   

Per dormire Lucio e Giulio si arrangiano nella roulotte che li accompagna. Oppure, approfittando dell’estate, ripiegano nei fienili.

FILIPPO MOYERSOEN: «Una volta un contadino pretese che Lucio Battisti dormisse nella sua camera. Gli cedette il letto e si sistemò in altre stanze. Di frequente capitava di
dormire tutti nel fienile della cascina che ci dava ospitalità. La stagione estiva rendeva tutto più semplice. La roulotte non era molto attrezzata, per cui a volte per lavarsi utilizzavamo il bagno che i contadini ci mettevano a disposizione. Solo in un’occasione capitammo in una cascina che non aveva i servizi, perciò il giorno dopo ci fermammo nelle vicinanze di un ruscello d’acqua pulita. Lì facemmo il bagno, visto che in precedenza non eravamo riusciti a lavarci.»


© 2008, Tratto da "Lucio Battisti. Due ragazzi attraversano l'estate", Sperling & Kupfer editore.

© Famiglia Moyersoen. L'istruttore Albert Moyersoen

08 settembre 2008 Di Francesco Marchetti

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